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Aringo Gambino
Condotte a rischio degli adolescenti
IL COUNSELING CON GLI ADOLESCENTI
E’ una tecnica d’ascolto che aiuta a capire per scegliere e per decidere cosa fare in un momento di conflitto o di incertezza personale o interpersonale.
Il counseling con l’adolescente si configura come uno spazio d’ascolto accogliente, orientato alla salute e flessibile, affinché sia possibile individuare le aree psicologiche e sociali entro cui poter mirare ad ogni obiettivo l’intervento più appropriato ed efficace.
La consultazione psicologica è dunque mirata alla comprensione delle difficoltà che si incontrano nell’arco dello sviluppo, al fine di consentire all’adolescente di accogliere positivamente l’idea di confrontarsi con un "altro da sé", diverso, ma attento e interessato, competente, ma non giudicante, che si differenzi dal genitore o dall’insegnante o da altre figure adulte di riferimento. Questo primo momento di incontro, accoglienza e condivisione spesso può rappresentare per l’adolescente l’avvio di un processo interno più lungo di formulazione di una domanda d’aiuto maggiormente strutturata e consapevole, nei casi di problematiche più profonde e significative. Nel colloquio con l’adolescente entrano in gioco molteplici aspettative, domande e bisogni, che con prontezza vanno accolti e ascoltati, offrendo chiarimento ed incoraggiamento ad affrontare le difficoltà della vita, lavorando su di un piano di realtà concreto e presente. Tale intervento può rappresentarsi come già sufficiente a sostenere un ragazzo/a nel sentirsi capito ed accolto in un periodo della sua vita, dove molto spesso si sente disorientato e solo, o eccessivamente giudicato e punito.
Nella fase adolescenziale i ragazzi e le ragazze sentono infatti molto forte il bisogno di una presenza adulta che sappia accogliere l’imprevedibilità di emozioni e desideri, nella ricerca di uno spazio in cui entrare ed uscire e di uno sguardo il più possibile aperto e non definitorio.
Scopo principale della consultazione è dunque quello di facilitare una relazione terapeutica non passiva, ma compiutamente attiva, in cui l’adolescente possa attingere da fuori l’alimento utile per progredire nella propria crescita e possa sperimentare "un’esperienza condivisa", che lo aiuti ad entrare in contatto con le sue paure e preoccupazioni e con i conflitti soggiacenti. Le domande di aiuto rivolte dall’adolescente richiedono necessariamente una chiarificazione e riformulazione, poiché talvolta vi sono domande impossibili o mal poste, o formulate sottoforma di sfida e di test sull’affidabilità o meno dell’esperto. In molti casi sono invece i genitori che spingono il figlio/a a chiedere aiuto, delegando al figlio la risoluzione del problema, che invece attiene alla coppia o all’intera famiglia. In ogni caso specialmente quando l’adolescente è minorenne, è necessario ed utile attivare dei colloqui anche con i genitori per una migliore concettualizzazione e valutazione del caso.